È la cucina italiana la grande protagonista candidata a fare il suo ingresso nel patrimonio immateriale dell’UNESCO. Proprio così: il Governo ha reso noto che quella della cucina italiana è l’unica candidatura presentata nel ciclo 2024/25. L’iniziativa è stata lanciata nel 2023 su impulso della Fondazione Casa Artusi, dell’Accademia Italiana di Cucina, del Collegio Culinario e della rivista La Cucina Italiana. Così la candidatura è stata elaborata da un gruppo di esperti coordinato da Pier Luigi Petrillo e da Elena Sinibaldi.

Il dossier presentato nell’ambito della candidatura rileva come, in Italia, la pratica della cucina sia un elemento quotidiano. La qualità dei prodotti e delle materie prime è molto elevata su tutto il territorio nazionale. Ma la cucina italiana è di più: rappresenta un modo di prendersi cura di sé e degli altri, un legame indissolubile con le proprie origini per mantenerle vive e tramandarle alle nuove generazioni. Il dossier sarà a sua volta sottoposto ad una lunga e complessa valutazione da parte di un organo di esperti mondiali (in passato presieduto dall’italiano Petrillo ed ora presieduto da un ugandese) che decreterà il verdetto proprio a dicembre 2025. Così a marzo 2023, il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e il Ministero della Cultura hanno lanciato la candidatura UNESCO della cucina italiana alla Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, adottando il titolo “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”.

Se il via libera dovesse esserci, l’ingresso della cucina italiana nel patrimonio immateriale dell’UNESCO rappresenterebbe un traguardo autorevole ed insormontabile. Il logo della candidatura è stato ufficialmente presentato il 4 agosto 2023 nella suggestiva cornice dell’anfiteatro del Parco Archeologico di Pompei. Sul versante enogastronomico, in Italia, già l’arte del pizzaiuolo napoletano rientra nel patrimonio immateriale dell’UNESCO: “questa è un’arte in grado grado di fornire alla comunità un senso di identità e continuità e di promuovere il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana” rendono noto le fonti ufficiali UNESCO. Invece, nel 2010 è stata la dieta mediterranea a fare il suo ingresso nel patrimonio UNESCO: un modello alimentare, ma soprattutto uno stile di vita, che ancora oggi fa da collante tra le varie regioni d’Italia e i vari Paesi del Mediterraneo.

La cucina italiana dà luogo ad opere d’arte ed è espressione della creatività dei suoi autori: una storia che trae le sue radici nella tradizione e il suo sviluppo nell’innovazione, che si tramanda di generazione in generazione. Ma la diffusione della cucina italiana è espansiva: tiene unite le pratiche culinarie e variegate delle sue regioni. Un patrimonio di inestimabile valore che rappresenta un valido, solido, collante tra le tradizioni di tutte le regioni ma anche del tempo che nelle famiglie avanza. La cucina italiana è uno stile di vita: una forma di tutela della biodiversità basata sul non sprecare nulla, sul riutilizzare in altri piatti e portate il cibo avanzato, sulla valorizzazione dei prodotti stagionali e territoriali. Ma la cucina italiana è anche condivisione e convivialità: scegliere la ricetta, acquistare gli ingredienti, preparare il piatto selezionato, preparare la tavola, addobbarla con i più studiati dettagli, diventano occasioni preziose di interazione, di crescita e confronto. Interazioni autentiche suggellate in momenti che non si dimenticano e che entrano a far parte della nostra quotidianità, fino ad incidere positivamente su di essa. Così non ci resta che attendere l’ambito verdetto del dicembre 2025.
Tina Raucci
Last modified: 7 Gennaio 2025